di Anna Maria Russo,
archeologa.
"E allora Pallade Atena diede energia e coraggio al
Titide Diomede, poiché voleva che si distinguesse tra tutti
gli Argivi e acquistasse una grande fama"
Omero, Iliade, V, vv. 1-3 (Trad. R. Guiffrey)
I versi del V canto dell'Iliade,
interamente dedicato alle gesta di Diomede, lo caratterizzano
da subito come grande eroe e guerriero, protetto dalla dea
Atena.
Chi è dunque Diomede e perché il suo
ricordo è così vivo ancora ai nostri tempi?
Personaggio della mitologia greca, di
stirpe regale (il nonno Oineo regnava su Calidone, spodestato
però da un usurpatore), nacque in esilio ad Argo; con i
compagni denominati sette Epigoni partecipò alla seconda
guerra contro Tebe vincendola; restituì il regno di Calidone
al nonno; divenne re di Argo sposando Egialea, la figlia
orfana del re. Partecipò con grande gloria alla guerra di
Troia, da parte achea, distinguendosi come valoroso guerriero
(uccise diversi guerrieri troiani, tra cui Xanto e Toone,
l'arciere Pandaro, Dreso, Assilo e l'auriga Calesio; scese in
campo contro Ettore ed Enea, e addirittura contro gli dei:
ferì Afrodite accorsa in aiuto del figlio Enea, e Ares, dio
della guerra e amante di Afrodite) e come compagno di
avventure dell'astuto Ulisse (furto della statua del Palladio
e uccisione del re tracio Reso): gesta importanti che resero
possibile la vittoria degli Achei contro i Troiani, nella più
lunga e sanguinosa guerra di cui si sarebbe parlato per oltre
mille anni e raccontata dalla mitologia e dall'epica greca.
Dopo la vittoria tornò ad Argo, dove però i
suoi sudditi e sua moglie non lo riconobbero a causa di una
vendetta da parte di Afrodite che ne cancellò in essi il
ricordo. Decise, dunque, di abbandonare la città, imbarcandosi
con i compagni(1) per l'Italia insegnando in varie località
l'arte della navigazione e dell'addomesticamento dei cavalli,
in cui era maestro. Ricordato come ecista di varie città:
Ancona (dov'è nota la presenza di un tempio a lui dedicato),
Pola, Capo S. Niccolò, fino alle foci del Timavo e Vasto,
Brindisi, Canosa di Puglia, Andria, Ariano Irpino, Benevento,
Venafro, Siponto, San Severo, Venosa e, ovviamente Arpi (la
mitica Argos Hippium nel cui toponimo è presente il nome
Hyppos) e Lucera (che secondo Strabone avrebbe conservato le
armi di Diomede e, forse, il Palladio(2).
Strettissimi i rapporti con il re Dauno
che, a prescindere dalle varie versioni del mito, grazie al
suo aiuto nella guerra contro i Messapi, gli diede in moglie
la figlia ed in dote vari possedimenti nel nord della Puglia i
cui toponimi ricordano ancora la presenza di Diomede (Campi
Diomedei e Isole Diomedee - le isole Tremiti).
Nell'ultima fase della sua vita Diomede
viene rappresentato non più come eroe valoroso e signore della
guerra, bensì come eroe del mare, diffusore della civiltà
greca e fautore della pace tra i popoli (3). Si racconta,
infine, che l'eroe morì nelle isole Tremiti dove i compagni
furono trasformati da Afrodite in uccelli che ancora oggi
popolano le scogliere dell'arcipelago.
"E la dea dai capelli d'oro e dagli
occhi grigi fece di Diomede un dio immortale" (Pindaro,
Nemea X).
Dante lo colloca, avvolto in una fiamma a
due capi, unito per sempre ad Ulisse, nell'VIII cerchio
dell'Inferno(4).
L'eroe greco
grazie alla mitologia e alla storia che vede i nostri
territori luoghi centrali della sua figura, ci rammenta che la
nostra cultura è greca sin dalle origini e che essa permea la
nostra civiltà nel profondo. Ad essa dobbiamo, tuttora, il
nostro essere popolo.
(1) Ovidio elenca i nomi dei compagni nel XIV
libro delle Metamorfosi.
(2) Strabone, Geographikà, VI, 3,9 e VI, 1.14.
(3) Virgilio, Eneide, XI libro " …In qualunque modo,
stringetevi la mano sì destra in un patto di alleanza e fate
sì che mai più le armi si scontrino con le armi."
(4) Dante Alighieri - Divina Commedia - Inferno
- canto XXVI, vv.55-63
"Là dentro si martira Ulisse e Diomede, e così insieme
a la vendetta vanno come a l’ira;
e dentro da la lor fiamma si geme l’agguato del caval
che fé la porta onde uscì de’ Romani il gentil seme.
Piangevisi entro l’arte per che, morta, Deidamìa ancor
si duol d’Achille, e del Palladio pena vi si porta".
ICONOGRAFIA DELL'EROE
Figura 3: Diomede. Copia romana in marmo (originale greco bronzeo attribuito a Kresila, V secolo a.C.), Glyptothek, Monaco di Baviera.
Figura 4: Diomede e Ulisse con il Palladio. Pittore dell'Ilioupersis, Oinochoe apula da Reggio Calabria, 360-350 a.C., Museo del Louvre, Parigi.
Figura 7: Ulisse e Diomede si impadroniscono del Palladio. Pendente in calcedonio, 1500-1550 ca, MAF Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
Figura 8: Afrodite ferita da Diomede. Jean-August-Dominique Ingres, Olio su tavola, 1805 circa, Kunstmuseum Basilea.