Lo “stress lavoro correlato” può essere definito come malessere psicologico, fisico e sociale circoscritto e generato da un particolare ambiente lavorativo, le cui richieste sono superiori alle capacità del lavoratore. In generale definiamo lo stress come una risposta psico-fisica a stressors, fattori ambientali stressanti in cui il fattore tempo e intensità sono le principali determinanti. Ad esempio se tenessi in una mano una penna e nell’altra una palla da bowling, quest’ultima generebbe più stress. Ma se tenessi la penna un’ora e la palla da bowling un minuto sarebbe più stressante il primo caso. Inoltre esiste un processo di sviluppo dello stress che segue graficamente una curva a campana, perciò se pensiamo a una prestazione lo stress iniziale, definito eustress, genera un arousl ossia un’attivazione psico-fisica funzionale allo scopo, maggiore attenzione, memoria, funzioni esecutive. Ad un certo punto invece, l’aumento dell’arousal peggiorerà la performance, lo stress verrà definito distress e i processi cognitivi avranno un calo, che nell’ambiente di lavoro si traduce in malattie fisiche, assenteismo, richieste di trasferimenti ma anche perdita di lucidità e di interesse verso la propria mansione.
Il modello dei “Managements Standards” è una tipologia di trattamento per favorire la riduzione dei livelli di stress tra i lavoratori. Questo modello sviluppato dalla Health and Safety Executive permette di semplificare il processo di valutazione del rischio stress lavoro-correlato, fornisce il supporto ai dirigenti e preposti dell’azienda, valutazione dell’organizzazione e prevenzione delle potenziali fonti di stress (Kerr et al., 2009; Edwards et al., 2008). Un’altra modalità di intervento è il “Focus group” una tecnica che analizza le fonti potenziali di pressioni eccessive nei luoghi di lavoro e di verificarle con i lavoratori, ma rappresenta anche un’opportunità per la discussione di possibili soluzioni. Durante un focus group può essere utile prendere in esame gli “Stati da conseguire” previsti dal modello Management Standards.
La parola Mindfulness può essere tradotta con “consapevolezza”, ma è qualcosa di più di questo, è un modo di essere difficilmente descrivibile, ma comprensibile attraverso l’esperienza. Questa tecnica non tecnica è una pratica di consapevolezza attraverso la quale impariamo a stare in contatto profondo con noi stessi, nel qui e ora prestando attenzione con intenzione al presente in modo non giudicante Ad esempio il protocollo Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) riduce la sofferenza psico-fisica e l o stress, sviluppa l a capacità d i portare attenzione intenzionalmente, gentilmente e senza giudizio all’esperienza presente. Il programma MBSR è il più studiato e validato dalla letteratura scientifica, il cui aspetto centrale è l’apprendimento graduale di un metodo rigoroso, ma nel contempo benevolo e gentile, fatto di pratiche di meditazione guidate, momenti di scambio e confronto in gruppo, esercizi di movimento consapevole, analisi delle proprie modalità abituali di reazione allo stress.
La pratica di mindfulness aiuta in tutte quelle situazioni di disagio causate dallo stress. Rispetto ai disturbi psicologici è un valido ausilio per il trattamento dell’ansia, per le ricadute della depressione, dolore cronico, disturbi alimentari, disturbo ossessivo compulsivo.
La tecnica della mindfulness si basa su pratiche di meditazione che diventano un modo di vivere, un coltivare la consapevolezza giorno per giorno. Abituarsi a portare l’attenzione nel corpo come fosse una lente di ingrandimento sviluppa intuizione, creatività e consapevolezza emotva. La pratica mindful yoga rientra in quelle buone prassi di attvità fisica che coltivano la salute psicofisica migliorando la produttività e potenziando i fattori energetici che riequilibrano il rapporto mente corpo. Dedicare del tempo consapevole a sè aiuta ad affrontare gli impegni professionali con incremento di energia, determinazione e maggiore lucidità. Sviluppare maggiore consapevolezza determina maggior sicurezza in sé e fiducia verso le proprie potenzialità. A livello gruppale migliora le dinamiche relazionali all’interno dell’azienda, rinforza la coesione tra le persone alimentando una visione comune della vita e del lavoro: la pratica coltiva anche la dimensione della gentilezza, della compassione e gratitudine aprendo a una visione in cui ogni incontro è visto come un potenziale maestro di vita. Fare la pratica di mindfulness sembra una perdita di tempo ma non lo è se pensiamo alla qualità di ciò che facciamo: a volte fare meno significa farlo meglio. Le decisioni migliori arrivano quando lasciamo andare il bisogno di prendere una decisione.
Raffaele Barsanti è psicoterapeuta ad approccio umanistico e bioenergetico. Iscritto all’Albo degli psicologi della Regione Lazio, esercita principalmente a Roma, dove negli anni ha sviluppato il suo interesse per le tecniche di approccio corporeo, in particolare Training autogeno e Mindfulness.
Per contatti: raffaelebarsanti@libero.it